domenica 6 giugno 2010

La “modernità texiana”di Claudio Nizzi

Tra le tante scuole di pensiero circa il Tex “moderno”, esiste senz'altro quella che vede il ranger, semidio olimpico o titano secondo le interpretazioni precedenti, impegnato in una pirandelliana ricerca d'autore a partire dalla metà degli anni ottanta, periodo i cui Tex, personaggio orfano di un padre grandissimo, aspetta di ritrovare un altro Giovanni Luigi Bonelli, naturalmente senza trovarlo, trovando invece una inaspettata e repentina caduta sulla Terra. Niente più Eracle o Prometeo, ma, tramite una improvvisa e rapida fuoriuscita dal mito, l'eroe si trasforma in un essere umano tout court. Neanche tra i più brillanti, mi verrebbe da aggiungere con un pizzico di malignità.
Con Claudio Nizzi, l'uomo Tex prevale con grande chiarezza sull'eroe Tex. E magicamente il pallino delle sue storie passa dalle sue mani a quelle dei suoi nemici. Le vicende di Tex si tingono di giallo, i misteri o presunti tali iniziano a pullulare, ma, come è stato fatto giustamente notare, non sono più misteri ingenui alla “Satania”, sono misteri “impegnativi”, forse troppo per il nostro ranger appena umanizzato, quasi fosse un novello Pinocchio. I suoi nemici prendono il sopravvento nell'economia delle avventure, ed il ranger più famoso d'Italia principia a brancolare sempre più spesso nel buio. Per fortuna non perde la capacità di sparare e di fare a botte, sfortunatamente perde il suo proverbiale intuito che lo aveva guidato egregiamente fino a quel momento. Non si contano le storie in cui Aquila della Notte non riesce a risolvere da sé l'enigma, la soluzione del quale quale gli viene spiattellata in faccia, puntualmente, da qualche beneinformato e provvidenziale “deus ex machina”, inoltre non si contano le storie in cui Tex viene salvato in extremis da chiunque si trovi a passare da quelle parti dalla cavalleria agli indiani amici, dai bambini alle vecchiette.
I nemici si fanno più grandi, prendono il sopravvento, manipolano il nostro eroe come fosse un burattino, lo conducono per il naso ovunque essi desiderino, salvo vedersi scippare la vittoria da un colpo fortuito di sorte.
Di conseguenza Tex, orbato del suo carisma, passa dall'autorità all'autoritarismo ed inizia ad impartire “ordini” a Kit Carson e a Tiger (detto fra di noi, fastidiosissima incongruenza, agli amici che ti aiutano perché ti stimano non impartisci ordini), diventa il “capo” dei pards, la sua statura eroica sembra far parte del passato, diventare un semplice biglietto da visita, mentre il personaggio evidenzia un limite dopo l'altro.
Le buone storie non mancano, specie nei primi anni, ma non sono, come già evidenziato, le storie di un mitico e spavaldo semidio, sono solamente le alterne vicende di un uomo (immeritatamente?) baciato da madama fortuna e preceduto da una (si direbbe spesso altrettanto immeritata) fama che lo circonda, che spesso, per paradosso, lo rende visibile ai suoi nemici come una mosca nel latte e che fa giocare i suoi avversari in attacco e lui di rimessa, costringendolo a portare a casa la vittoria segnando spesso una rete fortuita in fuori gioco a tempo abbondantemente scaduto.
Tex è comunque un fumetto interessante e molte storie mantengono un certo fascino, ma la grandezza del personaggio è ben diversa da quella dello stesso personaggio scritto da Gianluigi o Sergio Bonelli, alias Nolitta.

l'immagine rappresenta la copertina di Tex gigante numero 280 © Sergio Bonelli Editore


1 commento:

  1. Esordio un po grezzo, ma godibile di Nizzi che ci mostra un Tex contro tutti a chi fa a gara a chi è più furbo. Molto ben caratterizzati sia il Carnicero (di cui non ho letto la prima avventura) e Zelda, ma anche i comprimari fanno la loro figura. Di li a poco l' autore scriverà una storia proprio bella come "Fuga da Anderville".
    Innegabile che il Tex, con cui soprattutto sono cresciuto, quello spaccamontagne di Bonelli senior venga un pochino messo da parte, rendendo il tutto un pochino meno fumettoso a livello di scontri e botte, ma erano anche anni in cui il fumetto si stava evolvendo e il nostro ranger ci è riuscito anch' esso senza esserne stravolto, almeno in questo periodo da quello che ho letto.
    Purtroppo ho letto molto poco di Nizzi, Boselli e Nolitta. Soprattutto con il primo cercherò di rifarmi, almeno per il suo primo periodo, quello 82-92.

    RispondiElimina