domenica 16 maggio 2010

Il Tex di Giovanni Luigi Bonelli


Un discorso chiaramente partigiano

Avverto il lettore che quello che mi accingo a scrivere non è un intervento che desideri essere obiettivo, è chiaramente un discorso di parte, e, per onestà intellettuale, devo immediatamente ammettere che non vi è dubbio che tale vada considerato. Non esiste, per me, essere obiettivo nel discutere di un argomento che tocca profondamente i miei sentimenti. Anzi, meglio, che tocca i sentimenti di quello che ero, cioè un bambino che sognava ad occhi aperti la collezione di Tex nella sua libreria, e che metteva in cima alla lista dei suoi desideri quello di poter sfogliare e leggere i bellissimi albi del ranger, albi che desiderava più di qualunque cosa al mondo.
Altri tempi, devo dire. Tempi in cui le nostre mamme non volevano che giocassimo in casa, che ci cacciavano fuori subito dopo scuola appena la stagione lo consentiva e che non desideravano rivederci fino ad una certa ora. Ed allora non si contavano i capannelli di ragazzi muniti dei loro amatissimi albi, che aspettavano di riuscire a completare due squadre per il pallone e nel frattempo organizzavano una fantastica borsa valori con titoli bellissimi e colorati. Altri tempi dicevo. E naturalmente un altro Tex...
...un altro Tex, un'introduzione legata alla nostalgia, l'infanzia... non potevo scegliermi alleati migliori affinché questo mio discorso si macchiasse da solo di tinte ideologiche e diventasse semplice controbattere che mi faccio fuorviare dalla nostalgia, che spesso i cambiamenti sono in meglio ma vengono percepiti come negativi eccetera. D'accordo, ho scelto di giocare una partita difficile, ma una volta che io abbia accettato di farlo non mi resta che giocarla fino in fondo ed a viso aperto. Ed allora lo faccio senz'altro, passando in rassegna le caratteristiche che mi colpirono all'epoca e che hanno fatto sì che l'amore per il personaggio sia praticamente immutato dopo tanti anni in me.

Il Tex di Gian Luigi Bonelli: un grande personaggio di difficile definizione

A mo' di introduzione, ho provato a buttare giù un elenco di caratteristiche del ranger così come l'ho conosciuto ai tempi in cui lo leggevo anche a tavola, suscitando le ire dei miei genitori e rovinando gli albi in maniera definitiva:

Tex è il motore di ogni sua storia. Le cose girano tutte intorno a lui, il sistema eliocentrico viene sostituito da quello "texcentrico". Nulla di positivo può accadere senza il suo intervento. Tex nasce come un fuorilegge ed infatti fin da subito incarna la giustizia che è nettamente distinta dalla legge, Tex è una sintesi impossibile: ranger, capo indiano e agente indiano, bianco e rosso. Tex è un uomo che incute terrore nei nemici e fiducia assoluta negli amici. Tex è in grado di trovare il bandolo di qualsiasi matassa ed il suo naso e "una certa vocina" lo guidano dritto alla soluzione di qualsiasi intreccio... eccetera.

Potrei continuare per pagine e pagine, compiendo però quella che secondo me è un'operazione assolutamente inutile: è infatti impossibile, o quantomeno estremamente riduttivo, cercare di conoscere il Tex delle origini elencando le sue principali caratteristiche. Si farebbe molto prima e meglio ad elencarne soltanto una: la contradditorietà. Tex è un personaggio assolutamente contraddittorio con se stesso, frutto com'è di tanti anni di avventure scritte dal suo padre e primo insuperato sceneggiatore in maniera vulcanica e senza grossa pianificazione, come da lui stesso spesso affermato. Un capo indiano che chiama gli uomini rossi "musi di terracotta", un uomo di legge che opera facendo l'incendiario doloso, il bombarolo ed il torturatore, un uomo che disprezza i soldi e che paga sempre lui con misteriosi fondi inesauribili che però fa il diavolo a quattro perché i soldati hanno consegnato ai suoi navajos delle bestie magre, salvo lasciare tesori enormi in smeraldi ed in oro a marcire nel deserto, con cui avrebbe potuto facilmente trasformare la sua gente in una comunità di ricchissimi vaqueros. Ed anche in questo elenco potrei dilungarmi a piacere. Quello che secondo me emerge da disamine come queste è che è vero che il primo Tex è facilmente considerabile un oggetto misterioso, essendo un personaggio che va cercando a tastoni una sua identità ben precisa, sia a livello grafico che psicologica ma, incredibimente, Tex rimane e rimarrà un personaggio difficile da definire e da imbrigliare in una o più formule sintetiche anche nell'epoca della sua vera prima maturità, in quello che viene normalmente considerato il suo periodo d'oro, che io, forse arbitrariamente, tendo ad identificare con l'arrivo di Guglielmo Letteri e la fine degli albi a striscia, in cui il fumetto diventa davvero estremamente curato anche graficamente ed avviene definitivamente un notevole salto di qualità.
Tex: un nome breve e scattante concepito per un uomo d'azione ed impulsivo, il quale non esita ad aggredire fisicamente chiunque osi mettere in dubbio la sua parola o che osi sfidarlo o provocarlo, anzi, è lui un provocatore nato, un uomo che è capace di dire quello che pensa a chiunque senza temere ritorsioni, che non scende a patti se non per propria iniziativa, che vive in maniera aperta, coraggiosa, rischiosa e nonostante questo ha sempre il sorriso sulle labbra. Ma Tex è anche il nome di un uomo intelligente ed intuitivo, scettico e positivo, che non crede alla magia nonostante si sia scontrato diverse volte con degli stregoni, un uomo tutto cuore e tutto cervello, insomma, un uomo al quadrato. E come in tutte le cose al quadrato, i meno diventano più e pertanto non ci sono meno, nonostante i comuni mortali non godano di questo fantastico privilegio. Nemmeno i pards, ad iniziare da Kit Carson, che si comporta come un umanizzatore ed un orologio, ricordandosi di avere sonno e fame, di essere stanco e sentendosi pessimista e scoraggiato.
Il fascino di questo personaggio è grandissimo: un uomo che da solo, senza spesso il sostegno nemmeno morale dell'esercito o delle altre istituzioni che richiedono il suo aiuto, riesce a portare la giustizia in dei territori selvaggi in cui vige la legge del più forte, annichilendo gli avversari nonostante la sproporzione numerica, adoperando dei mezzi "catartici" come il fuoco, l'esplosivo, l'acqua o addirittura un treno lanciato in una folle corsa. Un Tex titanico, che muove quasi le forze della natura che ha quasi sempre il sorriso sulle labbra, capace di scherzare nella vasca degli squali o di trattare con sufficienza i suoi stessi torturatori.
Tale fascino è, a mio modesto parere, il segreto del successo della collana: il personaggio ha certamente alcune caratteristiche del classico eroe dei fumetti, di quelli che escono dall'acqua con i calzoni asciutti e che non hanno nessun tentennamento morale essendo il loro codice etico scolpito nel granito, ma è, in realtà, eterno, più che moderno o classico, rappresentando, certo, l'eterna lotta del bene contro il male, ma nel suo caso con il bene protagonista soverchiante e disposto ad adoperare qualsiasi mezzo per prevalere. Tex rappresenta una giustizia aggressiva ed eterodossa, una giustizia "illegale" che ha un opinione molto bassa della legge, i cui rappresentanti spesso, lungi dall'applicarla, la adoperano come scudo per difendere i loro loschi scopi a spese dei più deboli, non senza l'avvallo di chi dovrebbe controllarli e che invece fa l'esatto contrario. E la rappresenta in maniere altamente spettacolari, dalla immancabile rissa nel saloon ai migliori "fuochi artificiali" della dinamite.

Un personaggio quasi magico, che col passare del tempo ed il variare degli autori si è modificato e di cui molti come me, sentono acutamente la nostalgia.


l'immagine rappresenta la copertina di Tex gigante numero 1 © Sergio Bonelli Editore

1 commento:

  1. La cosa che m' impressionò da ragazzino è che dopo la prima avventura il mitico G.L. Bonelli decise di far evolvere Tex mano a mano: da fuorilegge a ranger fino a capo indiano. Si sposava, maturava, aveva un figlio... c' era poi una continuity stretta tra le storie. Insomma molta modernità per l' epoca. Ed era una collana agli inizi!

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