lunedì 24 maggio 2010

Fernando Fusco non disegnerà più Tex

Non è certo una notizia fresca, il fatto che fresco è il blog: un altro disegnatore che adoro e che ho adorato fino dalla prima sua storia  che ho letto ha abbandonato la serie.  Per fortuna non lo ha fatto perché non è più in vita, ed è un caso molto raro nella storia gloriosa di questo mitico fumetto, ma l'addio è ugualmente doloroso. Con la storia "la banda dei messicani" con i testi di Claudio Nizzi (pubblicata nel febbraio 2010) Fusco ha deciso di dare il suo addio alla collana. Ricordo perfettamente il mio primo Tex che portava la sua firma: era il numero 255 "la valle infuocata" con Nolitta ai testi. Mi parve un Tex molto strano e diverso ed ancora di più atipico mi sembrò tempo dopo  quando mi procurai gli altri albi ed ebbi l'intera storia, in cui Tex si fa ripetutamente gabbare da mezze calze, chiaramente colpevoli anche ai suoi occhi, e se la cava con una serie di prodezze "zagoriane" dopo essere stato quasi sconfitto, mentre la  lamentela e recriminazione da sconfitto circa la "questione sporcamente morale" riguardante gli indiani e i loro maltrattamenti, appare centrale nella mentalità di un Tex molto nolittiano, ben diverso dal Tex pragmatico e positivo del grande Gian Luigi Bonelli. 
Dopo aver recuperato anche "caccia all'uomo" mi venne il dubbio che Gian Luigi Bonelli scrivesse queste avventure atipiche apposta per Fusco, o che quest'ultimo facesse molto di testa sua: all'epoca non si sapeva che entrambe le storie che conoscevo, le uniche in realtà, fossero entrambe di Guido Nolitta.
Di Fusco posso solo dire che a mio giudizio aumentò ancora ila cifra grafica della serie: da allora, ancora meglio che prima, una ristretta cerchia di grandi illustratori si alternarono sulla collana, tutti grandiosi e tutti geniali, tanto da rendere alcune storie fantastiche ed inimitabili. Fusco ha disegnato due storie che staranno sempre nel mio cuore: "Furia Infernale" e "Il clan dei cubani". La prima è un mitico  capolavoro e contiene un finale davvero "incandescente", la seconda è bellissima fin dalla prima pagina, ed è quasii un'"antologia" di  quei fantastici dettagli che rendono questo disegnatore un maestro: le pallottole che rimbalzano all'indietro in direzioni improbabili, i pugni che fanno volare gli avversari dei pard dal basso verso l'alto, il paesaggio del fiume e quello cittadino resi quasi "viventi", le scene divertenti rese in maniera graffiante e grottesca senza cambiare affatto il suo stile.
Si dice che disegnasse un Tex troppo massiccio e con delle orecchie gigantesce e gli indiani con dei lineamenti marcatissimi e con aria truculenta, pare che disegnasse dei bellissimi cavalli e paesaggi. Io tutto questo lo  guardo ma non lo vedo in quest'ottica. Per me disegnava un Tex  perfetto, pieno di forza e spavalderia, con un coltello dietro il cinturone (come del resto disegnava a Carson) che aveva solo nei suoi disegni, ed un mondo texiano tanto vivo da saltare fuori dalla pagina. Pare anche che il suo capolavoro grafico fosse "i ribelli del Canada". Non posso dire di non amare quella storia, è bellissima e nolittiana, e quando la recuperai all'epoca fu la terza di Fusco che ebbi: rafforzò l'idea che gliele sceneggiassero apposta, allora: ma non posso dire con tutta questa assoluta certezza che sia il suo capolavoro: fece moltissimo altro e di qualità sopraffina anche dopo.
Pare anche che divida il pubblico in due: o lo si adora o lo si odia. Io personalmente lo adoro ma non capisco perché debba esistere questa polarizzazione: secondo me "racconta" in maniera talmente espressiva da avvincere chiunque e mere considerazioni di carattere "tecnico" non possono sminuire questa grande dote, che gli conferisce una marcia in più.
Fusco chiude la sua collaborazione su Tex a 80 anni suonati con una storia che non mi è sembrata male, nonostante le critiche che ha ricevuto la sceneggiatura di Nizzi in giro per la rete: una onesta storia da almanacco, dove non si sono visti certo capolavori a iosa. Meno bene parlerei della sua penultima storia, l'ultima pubblicata sulla serie regolare, che oggettivamente era abbastanza "tirata via" e scadente, non degna dei suo grandi disegni. Dispiace un poco al cuore che nello stesso almanacco in cui si pubblica la sua ultima storia di Tex si parli di tutto tranne che dell'uscita di scena di Fusco: saranno stati i tempi editoriali, il buco nell'ozono, la crisi finanziaria o ciò che desiderate, ma è stata anche una grossa occasione persa di rendere l'almanacco memorabile e graditissimo al suo pubblico. 
Speriamo che la pittura, a cui Fusco si dedica e dedicherà ancor più con grande maestria, gli dia delle grandi soddisfazioni che merita, a me come a tanti altri mancherà molto il suo tratto sulla collana, aspettavo  ancora le sue storie come quando ero bambino. Per fortuna c'è molto di suo nella serie che merita di essere riletto.
E specialmente un grazie per le emozioni che mi ha dato e mi dà ancora.

L'illustrazione rappresenta un autoritratto di Fusco proprietà dell'autore.

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