sabato 29 maggio 2010

La copertina del "laccio nero"

La questione delle copertine delle ristampe della serie gigante, intendo a partire dalla ormai datata "Tuttotex" tralasciando le varie (e variegate) ristampe precedenti, è molto vasta e dibattuta negli spazi di discussione in rete. Il fatto è che alcune di esse sono state profondamente modificate come nel presente caso, la mitica copertina del numero 172, "Il laccio nero", e molti lettori sono convinti che il cambiamento non sia stato affatto in meglio. Nella copertina originale Tex si trova in uno spazio giallo, non meglio precisato, con un cinese alle spalle che tenta di strangolarlo con (appunto) un laccio nero, scena che non fa parte dell'albo ma che risulta essere molto evocativa ed inquietante. L'ombra dei due è molto grande e decisamente "spigolosa" e non si sa su cosa si proietti, il che contribuisce a rendere sinistra e spettrale l'azione già di per sé drammatica. Il colore della casacca di Tex è decisamente scuro e non il giallone primario di altre cover, mentre il suo aggressore è vestito con tinte effettivamente piuttosto strane, in particolare il verde pisello dei pantaloni, senza che questo sottragga nulla al fascino di questa copertina davvero semplice ma azzeccata.
Quasi vent'anni dopo l'uscita dell'albo originale, cioè nel 1994, profonde modifiche si possono osservare nella copertina pubblicata sulla collana "Tuttotex". Il colore della camicia di Tex diventa più chiaro e vicino al colore primario, il cinese cambia le tinte sgargianti in altre più anonime e meno violente, mentre, all'improvviso, dietro la scena appare un muro con una porta e sotto i piedi dei protagonisti un pavimento lastricato. Nessuna di queste modifiche mi sembra migliori affatto la cover, ma la modifica meno azzeccata mi sembra quella dell'ombra, che ora, lungi da avere l'imponenza e la spigolosità che la rendeva inquietante, appare goffa e sgraziata, come se fosse l'ombra che spesso Galieno Ferri disegna quando vuole dissimulare, ma allo stesso tempo fare intuire, un travestimento di Cico che si muove, appunto, nell'ombra.
Non capisco cosa avesse la copertina originale che non andava: parecchio del suo fascino è andato perduto nella copertina della ristampa ed esso non è stato recuperato nemmeno, più di recente, nella copertina della collana "Nuova ristampa", dove semplicemente alcuni colori hanno ripreso la loro vivacità mentre la camicia di Tex raggiunge cromatismi da pennarello.
Sarà vero che le copertine necessitavano di essere modernizzate per non scomparire tra le altre in edicola? Magari lo è, però per molti di noi questa ed altre copertine delle ristampe hanno suscitato sentimenti di tristezza. Per fortuna un originale ed un tre stelle fanno bella mostra di sé nella mia libreria.

Le immagini rappresentano la copertina di "Tex 172" nelle versioni originale, "Tuttotex" e "Tex Nuova Ristampa" © Sergio Bonelli Editore

giovedì 27 maggio 2010

Tex 200 "l'idolo di Cristallo"

Sempre a proposito di quasi leopardiane "rimembranze", ricordo il momento esatto in cui venni in possesso di "Tex 200". Frequentavo la quinta elementare, ed ero riuscito a procurarmi una copia di Zagor 200. Un numero di Zagor mitico, tra l'altro, di Sclavi-Ferri, caratterizzato dall'emersione di un vascello fantasma e da una lotta notturna finale molto  inquietante e ricca di azione purissima. A forza di leggerlo lo avevo imparato quasi a memoria, quando un bel giorno mi imbattei in un amico che portava seco una copia del mitico Tex 200: uno scambio in perfetta "efficienza in senso paretiano" ed acquisii una Tex che ancora si trova nella mia libreria. Dirò che guadagnai moltissimo nello scambio, pur adorando allora e anche oggi gli albi dello "spirito con la scure". La vicenda  del Tex "bicentenario"  principia da un vile attacco condotto dagli hualpai contro lo "stregone" Hatuan dei navajos, che abita solitario lontano dai villaggi. Mandante del "quasi delitto" è lo sciamano dei primi, con l'obiettivo di impadronirsi di una "kacinah" contenente un idolo di cristallo, amuleto potentissimo e destinato a rendere un grande "uomo della medicina" il suo possessore. Dopo la morte in viaggio del nipote di quest'ultimo, che ha osato tenere a lungo tra le mani l'idoletto, gli hualpai, tornati al villaggio, si preparano a celebrare un rito di purificazione alla "Stella del mattino": il sacrificio di una giovane donna!
Ma il quartetto dei pard al completo, che nel frattempo li ha seguiti, riesce a liberare la sventurata ragazza e a compiere un autentico massacro di hualpai, dopodiché Tex e Carson, che hanno sabotato un ponte rimanendo bloccati per salvare Tiger e il giovane Willer (e la giovane squaw), vengono salvati dai navajos accorsi all'ultimo momento guidati dalla ragazza.

La prima cosa da notarsi è che l'albo originale è in "technicolor": i colori sono fortissimi ed accesissimi, e aggiungerei anche estremamente duraturi, visto che la mia copia originale del 1977 pare ancora fresca di stampa, nonostante il tempo e l'uso. Lo stesso non si può dire delle ristampe più recenti, cioè Tutto Tex e Nuova ristampa, che hanno dei colori molto meno accesi ed affascinanti.
La seconda cosa che balza all'occhio è che i disegni di Galep sono forse all'apice della loro magnificenza o appena in calo, a seconda delle opinione, anche se secondo me il massimo lo diede nella storia del "Muerto": in ogni caso disegni sono un punto di forza dell'albo, con un Galep che sta bene a colori, cosa che nelle ristampe di "Repubblica" non sempre sarà vera. Il grande Aurelio rendeva molto meglio in bianco e nero, ma stavolta il colore valorizza ogni sua tavola.
Altra cosa notevole è il grandissimo massacro: gli uomini di due interi villaggi sono letteralmente spazzati via a colpi di fucile, in una sparatoria notturna che diventa un tiro al bersaglio, senza che essi provino il benché minimo desiderio di arretrare: alla fine il campo di battaglia diventa un autentico cimitero a cielo aperto. Tex viene ferito ad una spalla da una freccia, ma ciò non gli impedisce di portar via a spalle dal villaggio la fanciulla svenuta dall'emozione di essere quasi stata sacrificata.
Ed a questo proposito la copertina che Galep disegnò in origine per l'albo è riportata qua a fianco: Aquila della Notte non ha la freccia nella spalla, in compenso ha "tra le mani" qualcosa che, in una serie tanto castigata come Tex, non poteva apparire, tampoco in copertina. Per cui la cover divenne quella che apre il post, molto meno bella e interessante di quella purtroppo scartata. 
La storia è una storia breve, solo 110 pagine in un solo albo, ma tra le storie "centenarie" a colori è quasi unanimemente considerata la migliore. Non che ci sia grossa competizione, a parte "Supertex" (numero 100) ma questa secondo me è una storia da leggere tutto d'un fiato, veloce e ritmata com'è, ma è anche una storia da rileggere tante volte, per l'azione ben orchestrata, per le poche "pause" molto piacevoli da leggere che ci restituiscono il quartetto in formissima, per i disegni fantastici e i loro colori spettacolari, per l'indianina in abiti succinti che fa esclamare a Tex "Al diavolo! Invece di dirmi grazie e mettersi a correre, questa poveretta ha pensato bene di svenire" e che nemmeno Tiger, Carson e il giovane Kit osservano con occhi maschili. Molto diversamente dai lettori, visto l'apprezzamento che la cover scartata ha riscosso negli spazi di discussione sulla rete.
In sintesi una storia mitica che non può mancare nella libreria di un texiano, non un grande capolavoro ma una piccola perla che, tra le storie di un solo albo, per me, solo "vendetta indiana" riesce a superare. Ma di questo avrò occasione di parlare al più presto.

Le immagini rappresentano la copertina di "Tex 200"  la copertina scartata di Galep per quel numero  © Sergio Bonelli Editore

Il Tex di Guido Nolitta: una grandissima umanità contro le stigmate della divinità


Questo post riguarda il grandissimo Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, secondo autore che si è cimentato nella scrittura delle storie del ranger, affiancando il padre in un lavoro da far tremare i polsi: scrivere Tex ma non solo, diventare lui il sostegno del padre, il quale era stato spesso di aiuto al figlio quando quest'ultimo si era trovato in difficoltà nello scrivere, ad esempio immediatamente dopo i primissimi numeri di Zagor. Credo che per il mai abbastanza ringraziato editore questo impegno sia stato fonte di grosse preoccupazioni e di dolori di capo, ma, a volte, i dolori di capo possono essere molto fecondi, come ad esempio quando Zeus partorì Atena direttamente dal cranio in occasione di una grossa emicrania, bardata di tutto punto. Secondo me il parallelismo tra i due casi ci sta tutto.
Il Tex di Nolitta, visto in retrospettiva, vale a dire col senno di poi, conferma a mio giudizio di essere un grande personaggio, dalla statura eroica davvero impressionante, per quanto le differenze nel modo di scrivere rispetto al genitore fossero tante e piuttosto significative. Intanto Tex rimane durissimo, forse addirittura più duro di quello del padre ma perde gran parte della sua aria scanzonata. Viceversa il suo lessico ed il suo modo di esprimersi diventano grevi e decisamente più seri(osi) (e questo nonostante Nolitta inserisca parecchi "sipari" divertenti) e piuttosto retorici, oltre che espressione di valori astratti ed ideali, al contrario dell'eroe tutto concretezza del padre di entrambi: il ranger di G.Luigi Bonelli è un personaggio positivo che trascina gli eventi, il Tex di Nolitta è un grandissimo eroe che è destinato comunque alla sconfitta, perché contro il marciume generalizzato, contro gli sporchi interessi, contro un mondo cattivo e negativo non esiste vittoria, solo una lotta diuturna, instancabile e piena di illusori successi, che puntualmente si rivelano impastati di amarezza e senso di impotenza. Nolitta trasforma il Tex in un eroe inflessibile e rigido, disposto a seguire il suo codice etico personalissimo anche a costo della vita quando ci sarebbe tutto da guadagnare nel temporeggiare o nello scendere a patti, il quale diventa sin dalla sua prima storia un ranger con tutti i crismi ed in seguito anche un capo indiano paternalistico ed amorevole, per quanto consapevole della sconfitta inevitabile e della fine imminente del suo mondo.
Molte storie di Nolitta sono bellissime e parecchie anche dei capolavori: non solo, alcuni personaggi ideati da questo grandissimo autore sono tra i più amati della serie, memorabili a tantissimi anni dalla loro apparizione: il solitario dell'West ed El Muerto sono gli esempi più immediati, ma naturalmente molti altri sarebbero da citare. I suoi capolavori  su Tex sono nati però come storie sue, contenenti cioè i suoi topoi, come l'amicone che si rivela essere poi il vero cattivo e come il vicecomandante giovane e borioso che prende improvvisamente il posto di un comandante esperto e ragionevole. Il Tex di Nolitta si sporca e si deve lavare, radere, fatica, ha sete, ha sonno, suda come i comuni mortali, ma questo non sminuisce la sua grandezza, anzi, il contrario, la esalta: Tex non è un semidio armato di cuore di leone e stinchi di santo, è un essere umano grandioso che titanicamente combatte il male in un mondo magmatico e proteiforme, dove nulla è quello che sembra e dove ogni vittoria è fondamentalmente il preludio ad una sconfitta: un eroe grandissimo che si staglia contro uno sfondo molto grigio, per non dire quasi nero.
Tex non muove la storia, Tex la combatte senza cadere ed alla fine rimane in piedi nonostante un autentico ciclone si sia abbattuto su di lui travolgendo tanti che lo circondavano e che riponevano in lui le loro speranze.
Lascio da parte la fiducia ingenua che spesso questo Tex ha nel dare le spalle ai nemici, al contrario della diffidenza e dell'intuito che il suo corrispondente di Gian Luigi Bonelli, in fondo è un dettaglio per quanto molto significativo: mi rendo conto perfettamente che Nolitta sarebbe un esempio da seguire come autore, proprio per l'eterodossia di alcune sue scelte, tra cui anche quella di trascurare Carson a favore di Tiger o di Kit Willer in coppia con Tex. Anche se alcune di queste appannano il mito creato dal padre, il Tex che ne scaturisce è tutt'altro che un personaggio poco interessante, anzi, e quando i pennelli sono quelli di Fusco, di Ticci o di Galep vengono fuori delle coppie autore disegnatore da ANTOLOGIA. Chiamarle memorabili sarebbe francamente riduttivo.

l'immagine rappresenta la copertina di Tex gigante numero 183 © Sergio Bonelli Editore

lunedì 24 maggio 2010

Fernando Fusco non disegnerà più Tex

Non è certo una notizia fresca, il fatto che fresco è il blog: un altro disegnatore che adoro e che ho adorato fino dalla prima sua storia  che ho letto ha abbandonato la serie.  Per fortuna non lo ha fatto perché non è più in vita, ed è un caso molto raro nella storia gloriosa di questo mitico fumetto, ma l'addio è ugualmente doloroso. Con la storia "la banda dei messicani" con i testi di Claudio Nizzi (pubblicata nel febbraio 2010) Fusco ha deciso di dare il suo addio alla collana. Ricordo perfettamente il mio primo Tex che portava la sua firma: era il numero 255 "la valle infuocata" con Nolitta ai testi. Mi parve un Tex molto strano e diverso ed ancora di più atipico mi sembrò tempo dopo  quando mi procurai gli altri albi ed ebbi l'intera storia, in cui Tex si fa ripetutamente gabbare da mezze calze, chiaramente colpevoli anche ai suoi occhi, e se la cava con una serie di prodezze "zagoriane" dopo essere stato quasi sconfitto, mentre la  lamentela e recriminazione da sconfitto circa la "questione sporcamente morale" riguardante gli indiani e i loro maltrattamenti, appare centrale nella mentalità di un Tex molto nolittiano, ben diverso dal Tex pragmatico e positivo del grande Gian Luigi Bonelli. 
Dopo aver recuperato anche "caccia all'uomo" mi venne il dubbio che Gian Luigi Bonelli scrivesse queste avventure atipiche apposta per Fusco, o che quest'ultimo facesse molto di testa sua: all'epoca non si sapeva che entrambe le storie che conoscevo, le uniche in realtà, fossero entrambe di Guido Nolitta.
Di Fusco posso solo dire che a mio giudizio aumentò ancora ila cifra grafica della serie: da allora, ancora meglio che prima, una ristretta cerchia di grandi illustratori si alternarono sulla collana, tutti grandiosi e tutti geniali, tanto da rendere alcune storie fantastiche ed inimitabili. Fusco ha disegnato due storie che staranno sempre nel mio cuore: "Furia Infernale" e "Il clan dei cubani". La prima è un mitico  capolavoro e contiene un finale davvero "incandescente", la seconda è bellissima fin dalla prima pagina, ed è quasii un'"antologia" di  quei fantastici dettagli che rendono questo disegnatore un maestro: le pallottole che rimbalzano all'indietro in direzioni improbabili, i pugni che fanno volare gli avversari dei pard dal basso verso l'alto, il paesaggio del fiume e quello cittadino resi quasi "viventi", le scene divertenti rese in maniera graffiante e grottesca senza cambiare affatto il suo stile.
Si dice che disegnasse un Tex troppo massiccio e con delle orecchie gigantesce e gli indiani con dei lineamenti marcatissimi e con aria truculenta, pare che disegnasse dei bellissimi cavalli e paesaggi. Io tutto questo lo  guardo ma non lo vedo in quest'ottica. Per me disegnava un Tex  perfetto, pieno di forza e spavalderia, con un coltello dietro il cinturone (come del resto disegnava a Carson) che aveva solo nei suoi disegni, ed un mondo texiano tanto vivo da saltare fuori dalla pagina. Pare anche che il suo capolavoro grafico fosse "i ribelli del Canada". Non posso dire di non amare quella storia, è bellissima e nolittiana, e quando la recuperai all'epoca fu la terza di Fusco che ebbi: rafforzò l'idea che gliele sceneggiassero apposta, allora: ma non posso dire con tutta questa assoluta certezza che sia il suo capolavoro: fece moltissimo altro e di qualità sopraffina anche dopo.
Pare anche che divida il pubblico in due: o lo si adora o lo si odia. Io personalmente lo adoro ma non capisco perché debba esistere questa polarizzazione: secondo me "racconta" in maniera talmente espressiva da avvincere chiunque e mere considerazioni di carattere "tecnico" non possono sminuire questa grande dote, che gli conferisce una marcia in più.
Fusco chiude la sua collaborazione su Tex a 80 anni suonati con una storia che non mi è sembrata male, nonostante le critiche che ha ricevuto la sceneggiatura di Nizzi in giro per la rete: una onesta storia da almanacco, dove non si sono visti certo capolavori a iosa. Meno bene parlerei della sua penultima storia, l'ultima pubblicata sulla serie regolare, che oggettivamente era abbastanza "tirata via" e scadente, non degna dei suo grandi disegni. Dispiace un poco al cuore che nello stesso almanacco in cui si pubblica la sua ultima storia di Tex si parli di tutto tranne che dell'uscita di scena di Fusco: saranno stati i tempi editoriali, il buco nell'ozono, la crisi finanziaria o ciò che desiderate, ma è stata anche una grossa occasione persa di rendere l'almanacco memorabile e graditissimo al suo pubblico. 
Speriamo che la pittura, a cui Fusco si dedica e dedicherà ancor più con grande maestria, gli dia delle grandi soddisfazioni che merita, a me come a tanti altri mancherà molto il suo tratto sulla collana, aspettavo  ancora le sue storie come quando ero bambino. Per fortuna c'è molto di suo nella serie che merita di essere riletto.
E specialmente un grazie per le emozioni che mi ha dato e mi dà ancora.

L'illustrazione rappresenta un autoritratto di Fusco proprietà dell'autore.

domenica 23 maggio 2010

Tex o Billy Bis?


Il “Tex”disegnato da Ugolini, tratto da “Dime Press”, ricorda “vagamente” Billy Bis, il protagonista della serie che per tanti anni l’artista fiorentino ci ha mostrato nelle pagine dell’“L’intrepido”.

Parto da questo pensiero per chiedere: “Il “Tex” di oggi nelle sceneggiature e nei disegni a chi ispira?

Non certo a quello di GL Bonelli e di Galep.

Autori come Nizzi, Boselli e Medda hanno provato a dare un’interpretazione di “Tex”, ma lontana anni luce dal ranger che per tanti anni GL Bonelli ci raccontò. Possibile che non si rendano conto che il loro “Tex” non ha una briciola del Tex del primo autore?

Diso, Repetto, Font e tanti altri disegnatori, bravi ma non da “Tex”, ci raccontano ogni mese un loro personaggio, che passa dal JerryDrake-Tex al Cobra-Tex per finire in un “Tex” che in ogni pagina della stessa avventura è sempre diverso, irriconoscibile.

Tex è finito con l’uscita del numero 250 della serie gigante, e da allora si trascina malamente, ma spero che prima o poi uno sceneggiatore e un disegnatore riescano a portare in edicola un’avventura che di Tex non abbia solo la copertina.

lunedì 17 maggio 2010

Tex e Batman: eroi, supereroi o che?

Sono anni che se ne discute, è da lunga data che i lettori Texiani se lo chiedono e alcuni di noi hanno dibattuto a lungo sulla seguente domanda “Ma Tex Willer è un supereroe oppure no?”.
La qui presente discussione, ha la “presunzione” di partire da un punto situato DOPO la risposta data alla succitata domanda, ovverosia “Tex Willer a quale supereroe assomiglia di più?”.
Il sottoscritto, forse non tutti lo sanno, oltre che un affezionatissimo lettore texiano di lunga data , è anche un appassionato di fumetti “in generale”. Nella mia “carriera di fumetto filo”, mi è capitato di imbattermi in storie, autori, disegnatori , soprattutto, personaggi tra loro differenti. Tra questi, inutile negarlo, mi sono imbattuto anche nei fumetti americani che, come molti voi sanno, sono quasi tutti incentrati sui supereroi.
Ad oggi, nonostante la persistenza della mia fede texiana, continuo a leggere altri fumetti tra i quali, quelli dell’unico supereroe che mi sia mai piaciuto, ovverosia quelle dell’oscuro difensore di Gotham City, Batman.
Forse per molti di voi questa affermazione non avrà nulla di particolare, ma, sul piano prettamente personale, posso assicurarvi che la presenza di un supereroe tra le mie letture fumettistiche è, quantomeno strana. Il sottoscritto infatti, sebbene abbia letto diverse storie di supereroi ( Spiderman, Superman, Wonder Woman, Green Lantern etc… ) l’unico cui si sia seppur minimamente appassionato era Batman. La cosa mi ha fatto riflettere più volte. Strano che, un soggetto “selettivo” come il sottoscritto possa apprezzare una realtà fumettistica COSI’ DIVERSA da quella che lo appassiona, e, con questo piccolo tarlo che mi rodeva la mente, mi son messo “ di buzzo buono” a cercare di darmi una risposta a questo interrogativo.
Risultato? Questa discussione, nella quale ho intenzione di condividere con voi quelle che secondo me sono le PESANTI similitudini che associano il cavaliere oscuro a Tex Willer. So che a questo punto molti di voi lanceranno espressioni di sgomento o, nei peggiori casi, si chiederanno se io non sia uscito di senno, tuttavia sono convinto, e resto tutt’ora convinto che, nonostante le apparenze, tra Tex Willer e Batman ci siano molti più punti in comune di quanto si sia portati, comunemente, a credere.
Sono infatti del parere che, superati i crismi della letteratura fumettistica classica di genere ( legata soprattutto a Batman in quanto, come supereroe ha un’identità segreta, ha un altre ego ce rappresenta tutto ciò che lui non è, e, soprattutto, indossa un costume con tanto di calzamaglia :) :) ) le differenze tra i due personaggi non siano poi così “profonde”.
Per prima cosa comincerei con un’analisi ( veloce, non preoccupatevi ) della cronostoria dei due personaggi.
TEX WILLER : Dopo un passato burrascoso segnato profondamente dalla guerra di secessione cui ha preso parte, e dopo un breve periodo di contrasto con la giustizia, Tex Willer, eroico cavaliere solitario del West, viene arruolato nel corpo dei “ranger del Texas”, di cui diventa, in breve uno dei principali esponenti. Durante una delle sue numerose avventure, Tex incontrerà l’unico e vero amore della sua vita, la bella e dolce Lilyth, figlia del capo dei navajo Freccia Rossa. Dopo alcuni anni di felice matrimonio però, la meschinità di alcuni uomini senza scrupoli la strapperà dalle braccia del marito il quale, però, provvederà a vendicarla. Ben presto, grazie alla sua fama di uomo giusto, Tex diventerà agente indiano nonché capo di tutti i popoli navajo e, assieme ai suoi inseparabili pards, trascorre la sua vita nel riportare ordine e giustizia in una terra feroce e selvaggia chiamata FAR WEST.
BATMAN alias Bruce Wayne : Il giovane rampollo della ricchissima famiglia Wayne, dopo aver assistito alla brutale uccisione dei suoi genitori, i più grandi benefattori di Gotham City, decide che, l’unico modo che ha per aiutare la sua città e ripulirla dal crimine è difenderla combattendola con la sua stessa arma : La violenza. Dopo un lungo addestramento con i più grandi detective ed esperti di arti marziali del mondo, e grazie all’immenso patrimonio di famiglia, Bruce Wayne darà vita al suo alter ego, Batman, un vigilante mascherato che, portando sempre nel cuore e nella mente la perdita dei suoi genitori, combatte il crimine con la sua arma più forte : la paura. L’orrore della morte dei suoi cari però, fa si che Batman abbia il più totale ed assoluto rispetto per la vita umana, compresa quella dei più abietti reietti della società. Questa sua “debolezza” lo rende pertanto un vigilante DIVERSO dagli altri; egli infatti non combatte per uccidere, ma per assicurare i colpevoli alla giustizia. Affiancato da un ristretto gruppo di fedeli difensori della giustizia, Batman trascorre la sua vita a cercare di riportare LUCE E SPERANZA, in una città che ha perso la sua verginità da tanto, troppo, tempo.
Come potete vedere, già dalla loro storia, si possono notare tanti punti in comune. Difatti entrambi i personaggi sono uomini che combattono non tanto per difendere la legge, che, troppo spesso, viene “corrotta” dall’avidità dei propri rappresentanti, ma essi si fanno portatori di valori quali la giustizia, la rettitudine, l’onesta. Entrambi rispettano la vita umana e uccidono SOLO se assolutamente necessario, essi agiscono perché mossi da un innato bisogno di proteggere i più deboli dai soprusi dei ricchi, dei violenti degli assassini. Essi incarnano la giustizia, quella vera, quella che prende la parte dei più deboli e li difende strenuamente, quella giustizia incorruttibile, quella giustizia, purtroppo, di cui si sente parlare solo nei libri di giurisprudenza o nei fumetti.
Ma non è finita. A mio dire i punti sopraelencati sono solo una minima parte di quelle che sono le similitudini tra questi due EROI/SUPEREROI. Vediamo di elencarne alcune:
1)Tex è affiancato da un pard saggio e capace, Kit Carson. Un vecchio ( ma nonditeglielo :)) ranger che da sempre difende i valori della giustizia nel far West.
Batman si avvale dell’aiuto dell’unico, vero poliziotto onesto di Gotham city, James Gordon, un commissario di mezza età che DA SEMPRE, ha fatto suo vessillo la difesa dell’onestà e la punizone dei colpevoli.
2) Tex spesso è affiancato da suo figlio, Kit Willer, giovane, impulsivo, ma coraggioso e capace tanto quanto il padre. Purtroppo la sua “impulsività” e la sua “irruenza” lo portano spesso in situazioni cui necessità dell’aiuto del padre per potersi salvare.
Batman è affiancato dal suo giovane aiutante, Robin. Il ragazzo, giovane e coraggioso, si rivela spesso un valido aiuto per l’uomo pipistrello. Purtroppo, a causa della sua inesperienza e della sua giovane età, egli spesso si ritrova in situazioni difficili che lo portano spesso ad un passo dalla morte ( o alla morte, come nel caso del secondo Robin, Jason Todd ).
3) Tex ha un valido e capace alleato nel suo pard indiano, Tiger Jack. Questo taciturno guerriero Navajo, è tanto coraggioso quanto abile nel rintracciare le tracce degli avversari, quanto nel combatterli con le più “sopraffini” tecniche di guerriglia, geneticamente trasmesse dagli uomini della sua razza.
Valido e fedele alleato di Bruce Wayne/Batman, nonché custode del suo segreto, è il maggiordomo Alfred Pennywhort. Questo ex medico dell’esercito inglese, è stato più volte capace di salvare il suo fido padrone dalle braccia della morte, inoltre egli è il suo più capace e fidato consigliere, in grado di risollevare, da solo, le quotidiane inquietudini che affliggono un uomo solo e tormentato.
4) Tex Willer è abilissimo nella lotta corpo a corpo, e possiede una forza fisica notevole derivargli da una vita dura ed avventurosa
Bruce Wayne/Batman, sebbene sia un supereroe, non possiede superpoteri. Le sue abilità derivano da un addestramento tanto severo quanto duro presso i maggiori maestri di arti marziali del mondo. Questo suo addestramento lo rende praticamente imbattibile per qualsiasi criminale.
5) Tex Willer è un detective provetto, ogni volta che si trova a dover affrontare un “mistero” la sua intelligenza, la sua arguzia e il suo istinto gli permettono di individuare e punire il colpevole.
Batman è sicuramente, uno dei migliori investigatori del pianeta, grazie al suo intuito e alla sua intelligenza ( nonché alle tecnologie sviluppate dalla wayne tech ) riesce ad individuare e utilizzare indizi invisibili anche agli occhi più esperti.
6) Tex Willer, oltre che ai consueti balordi ed abietti criminali, spesso si trova a dover affrontare nemici tanto intelligenti quanto pericolosi, alcuni dei quali dotati di poteri soprannaturali, altri solo di una spietatezza al di fuori dell’ordinaria follia. Ma grazie al suo ardimento, al suo coraggio e alla sua intelligenza sopraffina Tex, riesce sempre ad aver la meglio su di essi.
Batman, oltre alle consuete orde di criminali e rapinatori, si trova spesso a confronto con psicopatici assassini ed orribili criminali dotati di poteri al limite del soprannaturale. Inutile dire che, con un avversario come Batman, questi folli psicopatici hanno le ore contate.
Di punti in comune ce ne sarebbero tanti e tanti altri, quelli sopraelencati, a mio dire, altro non sono che macroargomenti che esplicitano la similitudine tra questi due personaggi.
Certo, ci sono anche molte differenze. Tex rappresenta infatti l’eroe classico, l’ero “portatore di luce”, colui che difende la giustizia a viso aperto, colui che riporta ordine e giustizia in un mondo dove queste parole altro non sono che flebili ed appannati ricordi. Di contro Batman, con uno strano e complesso dualismo, che peraltro lo ha reso famoso, si fa portatore di luce, è vero, ma lo fa confondendosi, nascondendo si nelle tenebre sue alleate. Egli infatti, diversamente da Tex, combatte il crimine facendosi alleato il buoi, l’oscurità che impera sulla sua Gotham City.
Altra grossa differenza è l’ambiente in cui si muovono i due. Gli assolati ed ampi spazi del West per Tex Willer, l’oscura e cosmopolita Gotham city per Batman. Tuttavia questi due ambienti, apparentemente distanti anni luce tra loro, condividono molto più di quanto sembri. Entrambi i mondi sono infatti popolati da esseri meschini ed abietti, corrotti dal potere e dal denaro. Entrambi gli “scenari” sono duri e violenti e sono luoghi dove i giusti subiscono i soprusi dei violenti, dove l’unica legge imperante è quella del più forte.
Per concludere, è vero, forse Tex Willer non rispetterà appieno i crismi del supereroe, non ha un alter ego enon indossa maschera e calzamaglia, tuttavia sono e resto del parere che, a parte questi due macrodettagli, egli possa appieno essere considerato un supereroe a tuttotondo, lo dimostra il fatto che le similitudini tra lui e quello che è oramai considerato uno dei più “classici” supereroi sono abbondanti e profondi.
A voi la parola amici … chi di voi vede in Tex Willer un piccolo cavaliere oscuro, e chi vede nel cavaliere oscuro un emulo di Tex Willer?

Per le immagini © Sergio Bonelli Editore e © DC COMICS

Un caro saluto a Virgilio Muzzi

Dal 25/02/2010 Virgilio Muzzi non è più tra noi. La triste notizia, come ribadito dallo stesso Sergio Bonelli nel numero 594 della serie regolare di Tex, è passata praticamente inosservata per la stampa nazionale, mentre molto più attenta a questo triste evento (che non può non commuovere chi sulle sue storie ha sognato fin da bambino) è stata la stampa locale. In realtà la notizia è rimbalzata sui vari forum di fumetti dalla sezione on-line del "Cittadino", quotidiano "del Lodigiano e del Sudmilano", cioè della zona di provenienza dell'autore ed è stata seguita con incredulità e tristezza da tantissimi appassionati di fumetti.  Nel Tex 594, Sergio Bonelli tocca, come siamo abituati a leggere nelle sue rubriche, le corde della nostalgia e parla dell'autore più come persona che come professionista, e alla fine del suo intervento attribuisce al grande Virgilio la qualifica di "papà di Tex". Non è una questione che in passato mi avrebbe trovato molto d'accordo. Da un lato , infatti, è vero che il grande Virgilio ha disegnato una discreta quantità di albi del ranger, ed è altresì vero che si tratta di alcuni grandissimi classici che sono degni dell'olimpo Texiano: dalla "dama di picche" all'"ultimo poker", dalla "caccia" a Canyon Diablo" (storia di cui un albo da il nome a questo blog), passando per "gli spietati" e "il cacciatore di taglie", dall'altro, a mio giudizio, Muzzi è più assimilabile ai vari Pietro e  Franceso Gamba, Raffaele Cormio, lino Jeva eccetera, grandi collaboratori ma non proprio equiparabili ai pilastri della serie. Infatti, quello che distingue Muzzi dai vari Ticci, Letteri, Nicolò eccetera è la presenza delle facce rifatte da Galep, in maniera spesso sproporzionata, chiamate dagli appassionati "i faccioni". In effetti Muzzi disegnò poco, se non ricordo male una sola storia, senza questo ritocco: dopodiché il suo volto di Tex non si rivide se non in qualche rara tavola.
Come può essere un padre di Tex un disegnatore la cui caratterizzazione del volto del ranger si è vista pochissime volte nella serie?
Che pensare allora della affermazione di Sergio Bonelli? Ora che il grande disegnatore non c'è più, in realtà, devo confessare di aver nutrito la speranza che gli fosse affidato uno speciale, un cosiddetto "texone", in modo che potesse finalmente regalare anche il volto del suo Tex ai lettori ed anche ritornare sulla serie da cui mancava dal gennaio 1976, dall'albo "caccia all'uomo" in cui termina la storia di "Canyon Diablo". Sono convinto che ad essere onesti questo fatto qualcosa debba significare e pesare nel mio giudizio (Aggiungo per inciso che nello stesso albo, il 183, gli succede Fernando Fusco autore che adoro e di cui avrò presto occasione di parlare).
Ora, infatti, mi accorgo che nel "texone" di Muzzi avevo sperato davvero, e che il suo tratto particolarissimo, le sue camicie a righe e a quadri, i suoi personaggi baffuti e il suo Kit Carson particolarmente ironico fanno parte del mio modo di concepire un grande Tex.
Un caro saluto, pertanto,  da parte mia al grandissimo disegnatore di tante storie bellissime che ho sempre amato,  a proposito del quale nemmeno mi ero reso conto di quanto fossi affezionato al suo tratto, ed un ringraziamento per le bellissime avventure che ci ha regalato e che non non smetterei mai di rileggere. Aggiungo infine che il mio ringraziamento è unito al rammarico di non aver potuto vedere una sua ultima opera su Tex, che finalmente, tramite il SUO volto di Tex, mettesse fine alla discussione sulle sue tavole con le sue  tavole.

L'immagine rappresenta un autoritratto di Virgilio Muzzi, proprietà del suo autore.

domenica 16 maggio 2010

Il Tex di Giovanni Luigi Bonelli


Un discorso chiaramente partigiano

Avverto il lettore che quello che mi accingo a scrivere non è un intervento che desideri essere obiettivo, è chiaramente un discorso di parte, e, per onestà intellettuale, devo immediatamente ammettere che non vi è dubbio che tale vada considerato. Non esiste, per me, essere obiettivo nel discutere di un argomento che tocca profondamente i miei sentimenti. Anzi, meglio, che tocca i sentimenti di quello che ero, cioè un bambino che sognava ad occhi aperti la collezione di Tex nella sua libreria, e che metteva in cima alla lista dei suoi desideri quello di poter sfogliare e leggere i bellissimi albi del ranger, albi che desiderava più di qualunque cosa al mondo.
Altri tempi, devo dire. Tempi in cui le nostre mamme non volevano che giocassimo in casa, che ci cacciavano fuori subito dopo scuola appena la stagione lo consentiva e che non desideravano rivederci fino ad una certa ora. Ed allora non si contavano i capannelli di ragazzi muniti dei loro amatissimi albi, che aspettavano di riuscire a completare due squadre per il pallone e nel frattempo organizzavano una fantastica borsa valori con titoli bellissimi e colorati. Altri tempi dicevo. E naturalmente un altro Tex...
...un altro Tex, un'introduzione legata alla nostalgia, l'infanzia... non potevo scegliermi alleati migliori affinché questo mio discorso si macchiasse da solo di tinte ideologiche e diventasse semplice controbattere che mi faccio fuorviare dalla nostalgia, che spesso i cambiamenti sono in meglio ma vengono percepiti come negativi eccetera. D'accordo, ho scelto di giocare una partita difficile, ma una volta che io abbia accettato di farlo non mi resta che giocarla fino in fondo ed a viso aperto. Ed allora lo faccio senz'altro, passando in rassegna le caratteristiche che mi colpirono all'epoca e che hanno fatto sì che l'amore per il personaggio sia praticamente immutato dopo tanti anni in me.

Il Tex di Gian Luigi Bonelli: un grande personaggio di difficile definizione

A mo' di introduzione, ho provato a buttare giù un elenco di caratteristiche del ranger così come l'ho conosciuto ai tempi in cui lo leggevo anche a tavola, suscitando le ire dei miei genitori e rovinando gli albi in maniera definitiva:

Tex è il motore di ogni sua storia. Le cose girano tutte intorno a lui, il sistema eliocentrico viene sostituito da quello "texcentrico". Nulla di positivo può accadere senza il suo intervento. Tex nasce come un fuorilegge ed infatti fin da subito incarna la giustizia che è nettamente distinta dalla legge, Tex è una sintesi impossibile: ranger, capo indiano e agente indiano, bianco e rosso. Tex è un uomo che incute terrore nei nemici e fiducia assoluta negli amici. Tex è in grado di trovare il bandolo di qualsiasi matassa ed il suo naso e "una certa vocina" lo guidano dritto alla soluzione di qualsiasi intreccio... eccetera.

Potrei continuare per pagine e pagine, compiendo però quella che secondo me è un'operazione assolutamente inutile: è infatti impossibile, o quantomeno estremamente riduttivo, cercare di conoscere il Tex delle origini elencando le sue principali caratteristiche. Si farebbe molto prima e meglio ad elencarne soltanto una: la contradditorietà. Tex è un personaggio assolutamente contraddittorio con se stesso, frutto com'è di tanti anni di avventure scritte dal suo padre e primo insuperato sceneggiatore in maniera vulcanica e senza grossa pianificazione, come da lui stesso spesso affermato. Un capo indiano che chiama gli uomini rossi "musi di terracotta", un uomo di legge che opera facendo l'incendiario doloso, il bombarolo ed il torturatore, un uomo che disprezza i soldi e che paga sempre lui con misteriosi fondi inesauribili che però fa il diavolo a quattro perché i soldati hanno consegnato ai suoi navajos delle bestie magre, salvo lasciare tesori enormi in smeraldi ed in oro a marcire nel deserto, con cui avrebbe potuto facilmente trasformare la sua gente in una comunità di ricchissimi vaqueros. Ed anche in questo elenco potrei dilungarmi a piacere. Quello che secondo me emerge da disamine come queste è che è vero che il primo Tex è facilmente considerabile un oggetto misterioso, essendo un personaggio che va cercando a tastoni una sua identità ben precisa, sia a livello grafico che psicologica ma, incredibimente, Tex rimane e rimarrà un personaggio difficile da definire e da imbrigliare in una o più formule sintetiche anche nell'epoca della sua vera prima maturità, in quello che viene normalmente considerato il suo periodo d'oro, che io, forse arbitrariamente, tendo ad identificare con l'arrivo di Guglielmo Letteri e la fine degli albi a striscia, in cui il fumetto diventa davvero estremamente curato anche graficamente ed avviene definitivamente un notevole salto di qualità.
Tex: un nome breve e scattante concepito per un uomo d'azione ed impulsivo, il quale non esita ad aggredire fisicamente chiunque osi mettere in dubbio la sua parola o che osi sfidarlo o provocarlo, anzi, è lui un provocatore nato, un uomo che è capace di dire quello che pensa a chiunque senza temere ritorsioni, che non scende a patti se non per propria iniziativa, che vive in maniera aperta, coraggiosa, rischiosa e nonostante questo ha sempre il sorriso sulle labbra. Ma Tex è anche il nome di un uomo intelligente ed intuitivo, scettico e positivo, che non crede alla magia nonostante si sia scontrato diverse volte con degli stregoni, un uomo tutto cuore e tutto cervello, insomma, un uomo al quadrato. E come in tutte le cose al quadrato, i meno diventano più e pertanto non ci sono meno, nonostante i comuni mortali non godano di questo fantastico privilegio. Nemmeno i pards, ad iniziare da Kit Carson, che si comporta come un umanizzatore ed un orologio, ricordandosi di avere sonno e fame, di essere stanco e sentendosi pessimista e scoraggiato.
Il fascino di questo personaggio è grandissimo: un uomo che da solo, senza spesso il sostegno nemmeno morale dell'esercito o delle altre istituzioni che richiedono il suo aiuto, riesce a portare la giustizia in dei territori selvaggi in cui vige la legge del più forte, annichilendo gli avversari nonostante la sproporzione numerica, adoperando dei mezzi "catartici" come il fuoco, l'esplosivo, l'acqua o addirittura un treno lanciato in una folle corsa. Un Tex titanico, che muove quasi le forze della natura che ha quasi sempre il sorriso sulle labbra, capace di scherzare nella vasca degli squali o di trattare con sufficienza i suoi stessi torturatori.
Tale fascino è, a mio modesto parere, il segreto del successo della collana: il personaggio ha certamente alcune caratteristiche del classico eroe dei fumetti, di quelli che escono dall'acqua con i calzoni asciutti e che non hanno nessun tentennamento morale essendo il loro codice etico scolpito nel granito, ma è, in realtà, eterno, più che moderno o classico, rappresentando, certo, l'eterna lotta del bene contro il male, ma nel suo caso con il bene protagonista soverchiante e disposto ad adoperare qualsiasi mezzo per prevalere. Tex rappresenta una giustizia aggressiva ed eterodossa, una giustizia "illegale" che ha un opinione molto bassa della legge, i cui rappresentanti spesso, lungi dall'applicarla, la adoperano come scudo per difendere i loro loschi scopi a spese dei più deboli, non senza l'avvallo di chi dovrebbe controllarli e che invece fa l'esatto contrario. E la rappresenta in maniere altamente spettacolari, dalla immancabile rissa nel saloon ai migliori "fuochi artificiali" della dinamite.

Un personaggio quasi magico, che col passare del tempo ed il variare degli autori si è modificato e di cui molti come me, sentono acutamente la nostalgia.


l'immagine rappresenta la copertina di Tex gigante numero 1 © Sergio Bonelli Editore

benvenuti in sella...

Devo dire che è con una certa emozione che mi risolvo a pubblicare il primo post in questo blog e, probabilmente, non mi sarei mai risoluto a farlo se non avessi saputo di poter contare sull'aiuto e sul conforto, oltre che sulla partecipazione attiva, di due pard e amigos che sono in procinto di raggiungermi in questa avventura che si preannuncia molto interessante e stimolante. Naturalmente mi piacerebbe molto che diventassimo almeno un quartetto, come i mitici pards, e il nostro universo fosse costellato di una rosa di altri personaggi purtroppo meno attivi ma altrettanto interessanti. Ma andiamo per ordine.
Questo spazio, certamente l'ennesimo spazio texiano della rete, nasce con l'intento di tenere unito un gruppo di amici che si sono conosciuti e affiatati discutendo di Tex nei vari spazi di discussione su internet, ed ora, in seguito a vicissitudini varie, si sono trovati a desiderare un angolino tutto loro. E hanno deciso, con grande entusiasmo e di comune accordo, di trasformare il loro sogno in realtà.
Questo piccolo spazio senza grandi ambizioni per me significa semplicemente poter esprimere a parole la mia esperienza di tanti anni di passione texiana, fatta di numeri attesi e recuperati, di librerie che traboccavano e che andavano sfoltite con grande dolore, di momentanei "cali di slancio" e di brucianti "ritorni di fiamma"; ma anche di poter condividere con altri amici le idee e il piccolo bagaglio di conoscenze che mi sono andato costruendo nel tempo con la mia testa o, meglio, tramite le discussioni con altri amici texiani, tramite la rete o più semplicemente faccia a faccia. Quello che significa invece per i miei amici credo desiderino spiegarlo essi stessi, io posso soltanto sottolineare il piacere e la soddisfazione che provo solamente all'idea di averli al mio fianco. Sarò felicissimo di leggere i loro post e di commentarli, ricordando che lo spazio è aperto a tutti e gli interventi, naturalmente se postati in tono civile, e a tutti i pareri, per quanto possano essere eterodossi e lontani dai nostri.
Con questo termino la mia noiosa, barbosa e certamente abbastanza inutile introduzione e lascio la parola ad un post già pubblicato da un'altra parte che chiarisce bene che tipo di lettore sono.
Grazie a tutti e a risentirci il più presto possibile.

l'immagine è di pubblico dominio e proviene dalla voce "pistola" di wikipedia.